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Farmaci agli anziani, i badanti vanno istruiti sulle terapie

Mar 23 2015

Pare ormai chiaro: se una terapia non funziona la prima domanda da farsi non è se si stia prendendo il farmaco sbagliato, ma se si stia seguendo davvero lo schema di trattamento indicato dal medico. Ma come riuscire a farlo, visti i tanti ostacoli a una buona adesione alle cure? L’ultima revisione della Cochrane Collaboration lo ammette: a oggi nessun metodo si è rivelato indiscutibilmente efficace e non c’è una “ricetta” buona per tutti. Qualcosa però si può fare, a partire da un buon colloquio tra medico e paziente. «Spiegare a fondo perché bisogna prendere quel farmaco con le modalità indicate, chiarire i dubbi, rinforzare il messaggio ai controlli successivi aiuta a migliorare l’aderenza: per il paziente essere consapevole del proprio problema e condividere il percorso terapeutico è alla base della cura — dice Claudio Cricelli, presidente SIMG —. Quindi, bisognerebbe ridurre tutte le possibilità di confusione: il cambiamento della terapia, ad esempio perché si devono modificare i dosaggi, è un momento critico in cui il medico deve dedicare più tempo alle spiegazioni. Inoltre i pazienti, specie gli anziani, riconoscono il farmaco dalla scatola, dal colore e dalla forma della pillola: ogni volta che viene sostituito, la probabilità di un’assunzione corretta si riduce. Soprattutto in situazioni in cui l’aderenza è a rischio, meglio prescrivere sempre lo stesso prodotto». Lo conferma un recente studio pubblicato sugli Annals of Internal Medicine: quando la pastiglia abituale cambia colore o forma, il rischio di abbandonare la terapia aumenta del 66%.

 

I DISPENSER PER I FARMACI

Per ricordarsi di prendere il medicinale nel modo giusto uno dei trucchi più efficaci è scrivere le modalità di assunzione direttamente sulla scatola, così da averle ben presenti ogni volta che abbiamo in mano il prodotto. E se ricordarsi il momento giusto per ogni pastiglia è complicato, vengono in aiuto i dispenser: «Le scatoline vanno pre-riempite, mettendo in ciascun scomparto tutti i farmaci da prendere nella stessa ora del giorno — spiega Cricelli —. Sono utilissime, perché rendono inequivocabile il momento dell’assunzione impedendo di dimenticare qualcosa, e per di più consentono di accorgersi subito di eventuali errori, perché le pastiglie dimenticate restano nella scatola e si capisce immediatamente se, come e quando abbiamo si è commesso un errore: purtroppo pochi pazienti le usano con regolarità, ma sono uno strumento semplice e a bassissimo costo per migliorare l’aderenza. Lo stesso vale per i diari della terapia, comodi soprattutto in caso di pazienti anziani seguiti da diversi familiari o badanti: quando più persone si avvicendano, segnare su un quaderno che cosa è stato somministrato, e come, aiuta tutti a non commettere errori».

 

ISTRUIRE I BADANTI

«Se ci sono badanti, devono essere coinvolti in colloqui approfonditi: la Società di Gerontologia e Geriatria (SIGG) ha pensato a corsi formativi in cui insegnare loro le basi dell’assistenza e delle modalità di somministrazione dei farmaci — osserva Nicola Ferrara, presidente SIGG —. Per migliorare l’aderenza, poi, è bene che il medico riduca il carico dei farmaci, lasciando solo quelli indispensabili e prioritari: non si possono seguire le linee guida per ciascuna malattia, occorre decidere su che cosa è essenziale puntare». «Quando si registrano eventi avversi, nei pazienti a rischio di cadute, fragili o terminali e in tutte le politerapie è spesso possibile sospendere qualcosa senza danni — conferma il farmacologo Achille Patrizio Caputi —. La “de-prescrizione” sotto la sorveglianza del medico migliora l’aderenza senza compromettere le cure: uno studio su un gruppo di over 70 a cui sono stati tolti farmaci ritenuti meno indispensabili ha mostrato che solo nel 2% dei casi è stato necessario riprenderli».

 

FONTE: http://www.corriere.it/salute/15_marzo_20/farmaci-anziani-badanti-vanno-istruiti-terapie-87cdfa94-cef2-11e4-8db5-cbe70d670e28.shtml

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