Sono tanti gli anziani che assumono farmaci anti-psicotici per curare una varietà di situazioni: sintomi della demenza senile e dell’Alzheimer, deliri e disturbi mentali legati a una precedente ospedalizzazione che non si sono risolti, stati di agitazione psicomotoria che si manifestano quando l’organismo è debilitato da una malattia, alterazioni dell’umore, allucinazioni, perdita di memoria. Stiamo parlando dei farmaci antipsicotici cosiddetti atipici che si chiamano, per esempio, risperidone, olanzapina, quietapina e aripiprazolo. Funzionano ma comportano vari effetti collaterali Registrati per il trattamento di una serie di condizioni cliniche che vanno dalla schizofrenia ai disturbi bipolari (depressione alternata a mania) vengono però prescritti anche off label , per trattare cioè situazioni diverse da quelle previste nei foglietti illustrativi e che, appunto, riguardano soprattutto l’anziano. Non solo, dunque, non sono autorizzati, ma possono avere effetti collaterali che si manifestano nel 21,3 per cento dei casi nei pazienti fra i 70 e i 79 anni e nel 18,6 per cento dei casi in quelli fra gli 89 e gli 89 anni. E gli effetti collaterali comprendono: l’incremento di peso, una riduzione della pressione del sangue, un danno ai tessuti muscolari, un aumento del rischio di andare incontro a disturbi cardiaci e anche a problemi renali, come ha dimostrato una ricerca pubblicata recentemente su Annals of Internal Medicine e condotta da un gruppo di studiosi canadesi.
Però funzionano e in molti casi sono indispensabili. Attenzione ai rischi per il cuore «Quando ci si trova di fronte a un paziente anziano agitato e delirante per i motivi più diversi - commenta Costanzo Gala Direttore dell’Unità Operativa Psichiatrica I dell’Ospedale San Paolo di Milano - si deve necessariamente prendere in considerazione l’uso di antipsicotici. Il beneficio sulla riduzione dei sintomi è sempre maggiore dei rischi». E la scelta cade appunto sugli antipsicotici (le benzodiazepine, invece, vanno evitate perché nel cervello dell’anziano aumentano la confusione e il disorientamento). «È sempre bene comunque discutere la terapia con i familiari del paziente -- continua Gala -- in modo che ci sia un consenso informato. E proprio perché sono farmaci non indenni da rischi e soprattutto alcuni possono comportare rischi cardiaci è opportuno eseguire un elettrocardiogramma ogni quindici giorni. In ogni caso questi trattamenti non vanno utilizzati a lungo. Dopo due mesi è opportuno rivalutare il paziente». ] Sono tanti gli anziani che assumono farmaci anti-psicotici per curare una varietà di situazioni: sintomi della demenza senile e dell’Alzheimer, deliri e disturbi mentali legati a una precedente ospedalizzazione che non si sono risolti, stati di agitazione psicomotoria che si manifestano quando l’organismo è debilitato da una malattia, alterazioni dell’umore, allucinazioni, perdita di memoria. Stiamo parlando dei farmaci antipsicotici cosiddetti atipici che si chiamano, per esempio, risperidone, olanzapina, quietapina e aripiprazolo.
Funzionano ma comportano vari effetti collaterali
Registrati per il trattamento di una serie di condizioni cliniche che vanno dalla schizofrenia ai disturbi bipolari (depressione alternata a mania) vengono però prescritti anche off label , per trattare cioè situazioni diverse da quelle previste nei foglietti illustrativi e che, appunto, riguardano soprattutto l’anziano. Non solo, dunque, non sono autorizzati, ma possono avere effetti collaterali che si manifestano nel 21,3 per cento dei casi nei pazienti fra i 70 e i 79 anni e nel 18,6 per cento dei casi in quelli fra gli 89 e gli 89 anni. E gli effetti collaterali comprendono: l’incremento di peso, una riduzione della pressione del sangue, un danno ai tessuti muscolari, un aumento del rischio di andare incontro a disturbi cardiaci e anche a problemi renali, come ha dimostrato una ricerca pubblicata recentemente su Annals of Internal Medicine e condotta da un gruppo di studiosi canadesi. Però funzionano e in molti casi sono indispensabili.
Attenzione ai rischi per il cuore
«Quando ci si trova di fronte a un paziente anziano agitato e delirante per i motivi più diversi - commenta Costanzo Gala Direttore dell’Unità Operativa Psichiatrica I dell’Ospedale San Paolo di Milano - si deve necessariamente prendere in considerazione l’uso di antipsicotici. Il beneficio sulla riduzione dei sintomi è sempre maggiore dei rischi». E la scelta cade appunto sugli antipsicotici (le benzodiazepine, invece, vanno evitate perché nel cervello dell’anziano aumentano la confusione e il disorientamento). «È sempre bene comunque discutere la terapia con i familiari del paziente -- continua Gala -- in modo che ci sia un consenso informato. E proprio perché sono farmaci non indenni da rischi e soprattutto alcuni possono comportare rischi cardiaci è opportuno eseguire un elettrocardiogramma ogni quindici giorni. In ogni caso questi trattamenti non vanno utilizzati a lungo. Dopo due mesi è opportuno rivalutare il paziente».
FONTE: http://www.corriere.it/salute/neuroscienze/15_febbraio_23/anziani-quando-ricorrere-anche-farmaci-antipsicotici-fa723fbe-bb3e-11e4-aa19-1dc436785f83.shtml