Assunzione colf e badanti con il reddito di cittadinanza?

Gen 22 2019

Chi assumerà i poveri che hanno diritto al reddito di cittadinanza? Le aziende si guardano bene dal dare garanzie. In compenso a fare un passo avanti sono le famiglie. Il 9 gennaio Assindatcolf, associazione che rappresenta due milioni di famiglie datrici di lavoro domestico, ha inviato una lettera al vicepremier Luigi Di Maio. «Riteniamo fondamentale avviare un confronto con il governo nell’immediato, per avere la certezza che anche le famiglie rientrino a pieno titolo nel provvedimento sul quale sta lavorando in queste ore l’esecutivo, denominato “Reddito di cittadinanza”», recita la missiva.

 

Per ora nessuna risposta. «Questa volta non ci sono vie di mezzo: — taglia corto Andrea Zini, vicepresidente di Assindatcolf —. Il reddito di cittadinanza può sancire il definitivo abbandono del settore al lavoro nero. Oppure l’occasione per lanciare una campagna di emersione. Tutto dipende da come sarà scritto il decreto. Dalle varie bozze non è chiaro se ad assumere con gli sgravi contributivi del reddito di cittadinanza possano essere anche le famiglie. Siamo convinti che potrebbe essere un’opportunità». Che ne pensa il sindacato, che da una parte assiste i lavoratori domestici ma spesso supporta anche le famiglie che vogliono mettere in regola i loro collaboratori? «Non c’è dubbio, potrebbe essere una strada da valutare. Ma tutto dipende da come sarà scritto il testo. E finora non abbiamo potuto confrontarci su nulla», va al sodo Gigi Petteni, presidente dell’Inas, l’Istituto nazionale di assistenza sociale della Cisl.

 

Oggi gli assistenti domestici in nero sono più di quelli in regola: 6 su 10. Il settore ha il record del lavoro irregolare. Quello che è vietato dalla legge è tollerato nei fatti. Perché spesso le famiglie hanno oggettive necessità di aiuto ma non si possono permettere di pagare anche i contributi. I controlli poi sono praticamente assenti. Per di più l’interesse della famiglia a non regolarizzare coincide spesso con quello delle lavoratrici, in gran parte donne e per l’80% straniere: molte contano di tornare prima o poi nel Paese d’origine e per questo non sono interessate alla pensione in Italia. «Oggi una famiglia con una badante a tempo pieno paga 700-750 euro a trimestre di contributi. Insomma, con i fondi corrispondenti a un anno di reddito di cittadinanza “pieno” si potrebbero azzerare i contributi per tre anni», ipotizza Zini, aggiungendo un tassello alla proposta: «Il nostro settore ha un ente bilaterale (Ebincolf, finanziato per 2 centesimi l’ora a carico della famiglia e 1 centesimo l’ora a carico lavoratore, ndr;) che potrebbe occuparsi della formazione dei lavoratori da assumere con il Rdc».

 

Le bozze del decreto circolate finora parlano genericamente di «datori di lavoro». Le famiglie non sono esplicitamente escluse. L’operazione potrebbe avere però un paio di limiti. Come si diceva, colf e badanti sono in gran parte immigrate. Di queste solo una minoranza può documentare la residenza regolare in Italia da 10 anni, condizione per accedere al reddito di cittadinanza. Poi c’è il fatto che gli sgravi contributivi a un certo punto finirebbero. E allora la convenienza a tenere il lavoratore in regole potrebbe non esserci più. «È chiaro — conclude Zini — che bisognerebbe pensare a un’operazione stabile nel tempo».

 

FONTE: https://www.corriere.it/economia/19_gennaio_16/reddito-cittadinanza-rebus-le-assunzioni-colf-badanti-f2aedecc-19d6-11e9-8af3-37b4f370f434.shtml?refresh_ce-cp

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