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MALATTIE INFIAMMATORIE INTESTINALI, POSSIBILE EFFETTO PROTETTIVO DELLE STATINE

Lug 21 2016

Le statine avrebbero un effetto protettivo nei confronti dell’insorgenza delle malattie croniche infiammatorie intestinali (IBD). E’ quanto emerge da uno studio, pubblicato sulla rivista American Journal of Gastroenterology, in cui gli autori precisano che questo effetto è maggiore nei pazienti con malattia di Crohn e soprattutto negli anziani.

I fattori ambientali hanno un ruolo predominante nella patogenesi delle IBD, più dei fattori genetici. Tra questi fattori emergono la dieta, la vitamina D, il fumo di sigaretta etc.

Precedenti studi suggeriscono che l’esposizione ad alcuni farmaci può essere associata con l’insorgenza di IBD (antibiotici nei bambini, pillola anticoncezionale ma anche l’aspirina rispetto alla malattia di Crohn e i FANS sulla colite ulcerosa).

 

Alcuni studi hanno suggerito che le statine possono diminuire l’uso di steroidi orali, migliorare gli indici di alcune attività cliniche e diminuire i marker infiammatori in pazienti con IBD.

Lo scopo di questo studio è stato quello di determinare l'effetto delle statine sul rischio di nuova insorgenza di IBD attingendo i dati da un grande database di salute negli Stati Uniti.

E’ stato condotto uno studio caso-controllo retrospettivo, in cui sono stati inclusi tutti i pazienti di età superiore a 18 anni con ICD-9 codice di esenzione 555.x per la malattia di Crohn (CD) o 556.x per la colite ulcerosa (UC) tra gennaio 2008 e dicembre 2012. 

 

I pazienti con IBD diagnosticati nel 2012 sono stati confrontati con i controlli per gruppi di età , sesso, razza, appaiati geograficamente. I controlli non avevano codici ICD-9 per le malattie CD, UC, o IBD e non avevano prescrizioni per i farmaci IBD-correlati.

I pazienti con IBD di nuova insorgenza sono stati definiti come aventi almeno tre codici separati ICD-9 per CD o UC. L’ esposizione alle statine è stata valutata mediante sistema uniforme “Uniform System of Classifi cation level 5 code”.

Per tenere conto del ritardo diagnostico, sono state escluse esposizioni entro 6 mesi dalla prima ICD. Esposizioni all'interno di 12 e 24 mesi sono state escluse in analisi di sensibilità.

La regressione logistica condizionale è stata utilizzata per stimare gli odds ratio (OR) e gli intervalli di confidenza al 95% (CI) per la nuova insorgenza di IBD, CD e UC.

 

Nell’analisi sono stati inclusi un totale di 9.617 casi e 46,665 controlli. Qualsiasi esposizione alle statine è risultata associata a un rischio significativamente diminuito di IBD (OR 0.68, 95% CI 0,64-0,72), CD (0,64, 95% CI 0,59-0,71), e UC (OR 0,70, 95% CI 0,65-0,76). Questo effetto era simile per le statine più specifiche (simvastatina, atorvastatina, rosuvastatina, pravastatina e lovastatina) con l’eccezione di lovastatina e rosuvastatina in UC.

L’effetto protettivo è risultato simile anche quando sono state utilizzate diverse dosi di statine, quindi era indipendente dall'intensità della terapia.

L'effetto protettivo nei confronti di una nuova insorgenza di CD era più forte tra i pazienti più anziani. L’associazione tra statine e un minor rischio di IBD è risultata simile dopo aggiustamento per l’utilizzo di antibiotici, terapia ormonale sostitutiva, contraccettivi orali, comorbilità e farmaci cardiovascolari.

 

In conclusione, le statine possono avere un effetto protettivo contro la nuova insorgenza di IBD, CD e UC. Questa diminuzione del rischio è risultata simile con l’uso della maggior parte delle statine e sembra essere più forte tra i pazienti più anziani, in particolare quelli con CD.

 

FONTE: http://www.pharmastar.it/?cat=30&id=21931

 

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