Angeli in nero: badanti e baby-sitter, il welfare nascosto che ci salva la vita

Mar 16 2021

 

La nuova emergenza Covid causata dalle varianti, che ha portato di nuovo quasi in tutta Italia alla chiusura delle scuole e alla didattica a distanza per i bambini, lo sta confermando ancora una volta: il lavoro delle baby-sitter è un asse portante per il Paese. Assieme alle badanti si occupano dei nostri familiari - figli o genitori anziani - non ancora o non più in grado di stare da soli. E con le colf costituiscono la categoria dei «lavoratori domestici», cioè coloro che prestano un’attività lavorativa continuativa per le necessità della vita familiare. In Italia sono circa due milioni (dati Assindatcolf, l’Associazione sindacale nazionale dei datori di lavoro domestico). Praticamente un esercito che permette alle donne (perché - inutile nascondersi dietro a un dito - di «mammi» se ne vedono ben pochi) di poter avere un’occupazione professionale, portando a casa il secondo stipendio che aumenta il reddito familiare ma che - come dimostrano numerosi studi - contribuisce alla crescita economica della nazione. E che con la pandemia si sta rivelando ancora più prezioso.

 

«L’emergenza sanitaria - commenta Lorenzo Gasparrini, segretario generale di Domina, l’Associazione nazionale famiglie datori di lavoro domestico - ha portato un aumento del fabbisogno di assistenza da parte delle famiglie, soprattutto per i bambini (con le scuole chiuse) e gli anziani soli». Eppure, se dovessimo dare un colore a questo esercito composto per il 70 per cento da stranieri e per il 90 per cento da donne, non sarebbe il rosa bensì il nero. Perché tale è il loro lavoro. Sei collaboratori domestici su dieci sono irregolari dal punto di vista contrattuale: niente contributi, niente ferie né malattia né tasse pagate. Secondo i dati Inps 2019 i regolari sono meno della metà: 849mila, in lieve calo rispetto al 2018 (-1,8 per cento). Nel 2020 qualcosa è cambiato. L’arrivo del coronavirus e del primo lockdown hanno portato a un boom di assunzioni di lavoratori domestici: oltre 50mila nel mese di marzo, +58,5 per cento rispetto al 2019, secondo dati Inps elaborati dall’Osservatorio nazionale Domina. «Ad aprile in pieno lockdown - dice l’avvocato Massimo De Luca, direttore di Osservatorio Domina - ci sono state altre 25mila dichiarazioni di assunzione, a maggio 30mila. Anche se sono dati inferiori al 2019, nel 2020 quando il mondo era fermo e nessun settore assumeva, il nostro settore andava avanti».

 

Più che di creazione di nuovo lavoro, si è trattato prevalentemente di emersione dei posti in nero: sono state assunte colf, badanti e baby-sitter che, potendosi spostare soltanto per «comprovate esigenze di lavoro», rischiavano di denunciare la propria condizione irregolare nelle autocertificazioni. A fine 2020, tenuto conto del decreto Rilancio che ha fatto emergere quasi 180mila domestici in nero e senza documenti già impiegati nelle case degli italiani (pari all’85 per cento delle richieste), il numero di lavoratori domestici regolari è salito oltre il milione con un saldo positivo tra nuovi occupati e chi ha perso il posto (stime Assindatcolf).

 

«La pandemia - commenta l’avvocato Massimo De Luca, direttore Osservatorio Domina - ha fatto emergere l’importanza dell’assistenza e la cura alla persona non soltanto agli occhi delle persone, ma anche a quelli dei governanti. Nei codici Ateco del decreto Cura Italia il lavoro di cura e di servizio alla persona è tra i lavori essenziali della lista».

 

Ma quanto vale? Nel 2019 gli italiani hanno speso 15,1 miliardi di euro per i lavoratori domestici (tra retribuzione, contributi e Tfr). Una spesa a carico delle famiglie che rappresenta per lo Stato un risparmio in termini di welfare e assistenza. «Accogliere in una struttura tutti gli anziani non autosufficienti costerebbe 10,9 miliardi», calcolano dall’Osservatorio Domina. Eppure lo Stato non agevola il settore.

 

Per far emergere altro lavoro nero servirebbero sgravi fiscali. «Il Piano nazionale di ripresa e resilienza - osserva Andrea Zini, presidente di Assindatcolf - potrebbe rappresentare un’opportunità unica e forse irripetibile per riformare il settore del lavoro domestico, a cominciare dal sistema di tassazione a carico delle famiglie, che a oggi consente solo parziali e insufficienti forme di deduzioni dei costi. Tuttavia dobbiamo constatare la totale e disarmante assenza di ogni riferimento al lavoro di assistenza domiciliare. Una mancanza che riteniamo grave e deludente, soprattutto alla luce del ruolo che in questi mesi di emergenza sanitaria il settore ha svolto, contribuendo in modo inequivocabile alla tenuta sociale e sanitaria del Paese».

 

Il rischio non è solo quello di non andare avanti, ma di tornare indietro. «Senza incentivi all’assunzione - conclude Zini - i rapporti di lavoro rischiano presto di tornare nella sfera dell’irregolarità come avvenuto dal 2012 in poi». L’emersione del lavoro sommerso aumenterebbe la sicurezza per lavoratori e famiglie e incrementerebbe il gettito fiscale. Gli 849mila lavoratori domestici regolari portano 1,5 miliardi di euro all’Erario. Se tutti i due milioni di lavoratori fossero in regola il gettito fiscale arriverebbe a 3,6 miliardi annui.

 

FONTE: https://www.corriere.it/buone-notizie/21_marzo_15/angeli-nero-badanti-baby-sitter-welfare-nascosto-che-ci-salva-vita-deca39e4-8516-11eb-bffe-e0da654e6bc0.shtml?refresh_ce-cp

 

 

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