RESPIRARE più ossigeno migliora le funzioni dei vasi sanguini nel cervello delle persone con problemi respiratori. Questo secondo una recente ricerca canadese pubblicata in Experimental Physiology. Lo studio potrebbe avere delle importanti ripercussioni per le future ricerche che vogliono indagare su come prevenire lo sviluppo di patologie degenerative come la demenza.
È stato evidenziato che i soggetti affetti da broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), ovvero il termine collettivo per identificare un gruppo di complicazioni polmonari che causano problemi respiratori, hanno un rischio maggiore di contrarre demenza senile. La teoria proposta dai ricercatori è che questo accade perché il cervello riceve livelli inferiori di ossigeno.
LA RICERCA
L'obbiettivo della ricerca è stato quello di stabilire quale fosse l'effetto di fornire più ossigeno al flusso sanguigno verso il cervello in pazienti affetti da BPCO. L'ossigeno è stato fornito per via nasale per 20-30 minuti. Usando un sistema a ultrasuoni hanno poi misurato il flusso sanguigno nel cervello in questi pazienti quando erano a riposo, prima e durante la trasmissione. I partecipanti hanno iniziato questo test a occhi chiusi, che hanno poi aperto per leggere un testo standardizzato. L'elaborazione dei dati ha permesso ai ricercatori di stimare quanto ossigeno è stato erogato al cervello durante il test.
I RISULTATI
È stato osservato che il flusso sanguigno e l'ossigeno trasportato al cervello erano significativamente aumentati durante la lettura. Ciò è dovuto al fatto che i vasi sanguigni nel cervello si dilatavano in risposta alla maggiore richiesta di ossigeno quando il cervello era attivo. I ricercatori hanno quindi concluso che quando i pazienti affetti da BPCO ricevono più ossigeno la funzione dei vasi sanguigni nel loro cervello migliora.
Tuttavia, i soggetti con BPCO, tipicamente, praticano l'ossigenoterapia giornalmente e per lunghi periodi di tempo. Anche per anni. Nonostante questi potenziali limiti, il lavoro ha posto le basi per lo studio dei sistemi biologici che controllano il rilascio di ossigeno al cervello.
"Sono abituato a lavorare con individui giovani e sani, e quindi questo studio in pazienti con malattie polmonari è stata un'esperienza che mi ha aperto gli occhi. Ho capito dove voglio portare i miei studi futuri e come voglio progettare la mia ricerca per migliorare i trattamenti per le persone con difficoltà respiratorie" spiega Ryan Hoiland, autore principale della ricerca.