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Anziani e chemio: un test ne predice la tossicità

Mag 26 2016

Il modello è composto da 11 fattori, di cui sei sono rilevati routinariamente (età del paziente, tipo di cancro, farmaci chemioterapici pianificati e dosi, emoglobina e clearance della creatinina) e cinque sono rappresentati da domande per effettuare una valutazione geriatrica in merito a udito e cadute, possibilità del paziente di prendere autonomamente i farmaci, limitazioni nella deambulazione e possibile interferenza di problemi fisici/emotivi nelle attività sociali.

In una coorte di sviluppo di 500 pazienti, il modello ha individuato i pazienti anziani a rischio di tossicità della chemioterapia, mentre il parametro comunemente usato del Karnofsky Performance Status (KPS) non lo ha fatto.
Come riferiscono i ricercatori, più della metà dei pazienti (58%) aveva una tossicità almeno di grado 3. Il rischio di tossicità aumentava con l’incremento del punteggio legato al rischio (36,7% basso, 64,2% medio, 70,2% alto; p<0.001).

L’area sotto la curva ROC (Receiver-operating characteristic) era 0.65, come quanto osservato nella coorte di sviluppo (0.72; p=0.09). Non risultava nessuna associazione tra KPS e tossicità della chemioterapia (p=0.25).

 

I COMMENTI SUGLI AUTORI

 

“Soppesare i rischi e benefici della chemioterapia negli anziani è difficile perché ce ne sono pochi nei trial clinici randomizzati volti a informare su questo rischio”, osservano il Dr. Hurria e colleghi nel loro articolo. “Inoltre, quelli inclusi nei trial clinici stanno fisicamente bene e non rappresentano la popolazione anziana in generale. Quindi, questo studio colma un gap sviluppando uno strumento comprovato per valutare il rischio di tossicità della chemioterapia negli anziani che ricevono tale terapia nella pratica quotidiana per contribuire al processo decisionale clinico”.

I ricercatori notano di aver previsto una tossicità compresa tra il grado 3 e il grado 5, ma il 2 potrebbe essere “ugualmente importante” negli anziani. Inoltre, i pazienti inclusi nella coorte avevano tumori solidi e non ricevevano biologici o chemioterapia a dosi elevate; “quindi, questi risultati si riferiscono a pazienti con tumori solidi che ricevono la chemioterapia”.

Il team conclude che “il modello predittivo è semplice da usare, pertanto aumenta la fattibilità dell’inclusione nella pratica quotidiana e può fornire a pazienti e oncologi ulteriori informazioni da inserire nel processo decisionale. Parlare dei rischi del trattamento è fondamentale per permettere ai pazienti di prendere una decisione informata. Inoltre, il modello potrebbe consentire agli oncologi di prevedere la tossicità in pazienti ad alto rischio per prendere provvedimenti preventivi e cercare di ridurre questo rischio”.

 

FONTE: http://www.quotidianosanita.it/scienza-e-farmaci/articolo.php?articolo_id=39990

 

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