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Sospendere gli antipertensivi non migliora lo status cognitivo negli anziani

Set 07 2015

Sospendere la somministrazione dei farmaci antipertensivi non migliora la memoria o altri outcome cognitivi, psicologici o generali nei pazienti anziani che presentano un lieve declino cognitivo, secondo i risultati di uno studio randomizzato e controllato pubblicato su Jama Internal Medicine.

Lo studio della durata di 16 settimane è stato condotto perché alcuni dati precedenti avevano mostrato che avere livelli pressori elevati in età avanzata può proteggere dal declino cognitivo. Lo studio è il primo trial randomizzato a valutare l’effetto dell’interruzione dei farmaci antipertensivi sugli outcome di tipo cognitivo in pazienti con età superiore ai 75 anni.


Nello studio, rispetto ai pazienti che hanno continuato a prendere i farmaci nei 4 mesi di follow up, i soggetti che hanno interrotto il trattamento hanno presentato un aumento dei livelli pressori ma senza mostrare alcun beneficio per quanto riguarda alcuni outcome cognitivi, inclusa la memoria e la depressione.
Lo studio ha valutato 385 pazienti di età uguale o superiore ai 75 anni con deficit cognitivi lievi (Mini-Mental State Examination score, 21-27), in terapia con farmaci antipertensivi.

L’endpoint primario dello studio era il cambiamento dello status cognitivo generale, mentre gli endpoint secondari hanno incluso il punteggio Geriatric Depression Scale-15, Apathy Scale, Groningen Activity Restriction Scale (status funzionale) e Cantril Ladder (qualità della vita).

 

In totale, 176 partecipanti randomizzati a continuare il trattamento con antipertensivi e 180  che hanno interrotto il trattamento hanno completato lo studio.
Rispetto ai controlli, i soggetti che hanno interrotto i farmaci hanno mostrato un aumento dei livelli pressori: pressione sistolica (differenza 7,36, IC 95% 3,02-11,69 mmHg, P=0,001) e diastolica (differenza 2,63, IC 95% 0,34-4,93 mmHg, P=0,03).

Non è stata osservata alcuna differenza fra i gruppi per quanto riguarda l’outcome primario (0,01; 95% CI -0,14 – 0,16 vs -0,01; 95% CI -0,16 – 0,14; differenza 0,02; 95% CI -0,19 – 0,23: P=0,84) e gli outcome secondari dello studio.


Anche gli eventi avversi erano egualmente distribuiti tra entrambi i gruppi.

“I nostri dati non dimostrano alcun beneficio dall’interruzione del trattamento antipertensivo. Non possiamo escludere, però, che un aumento sostenuto della pressione sanguigna in un periodo prolungato possa prevenire danni strutturali nel lungo periodo come l’infarto lacunare o lesioni della materia bianca e prevenire anche il deterioramento cognitivo”, spiegano gli autori. “Inoltre, il nostro trial non ha valutato i benefici potenziali dell’interruzione della terapia antipertensiva nelle persone anziane in termini di ipotensione ortostatica, vertigini, cadute e flusso sanguigno cerebrale. Ulteriori studi sono quindi necessari per chiarire questi aspetti”.

 

FONTE: http://www.pharmastar.it/?cat=32&id=19236

 

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