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Con il Parkinson sale il rischio di fratture

Feb 29 2016

Dopo i 70 anni il rischio fratture aumenta in modo allarmante. Le ossa diventano fragili ed è sufficiente una leggera forza meccanica per romperle. Sono poi diminuiti i riflessi protettivi per ammortizzare l'impatto della caduta. La maggior parte delle fratture nell'anziano deriva da traumi che spesso si verificano in casa. Studi condotti negli Stati Uniti documentano che il 45-68% dei soggetti affetti da Parkinson registra almeno una caduta l'anno e che almeno il 66% dei pazienti che cadono lo fanno in modo ricorrente. In Inghilterra le fratture negli over 60 colpiscono 550 persone su 100mila, ma se la persona è affetta da Parkinson i numeri cambiano drammaticamente e salgono a più di 2.100 ogni 100mila. I parkinsoniani non muoiono per la loro malattia, ma per le sue conseguenze indirette, tra le quali le cadute e i traumi accidentali. Questa malattia, oltre al tremore degli arti a riposo, compromette ben presto in maniera significativa la postura, il movimento, il passo, la camminata.

 

La mancanza di equilibrio, l'incertezza del passo e della postura, sono all'origine di molti incidenti di questi pazienti che accusano anche il fenomeno del freezing, a causa del quale non riescono a iniziare il movimento o, mentre lo stanno eseguend, si immobilizzano e rimangono bloccati, come congelati, da qui il nome del disturbo.Tutti questi fattori portano alla progressiva perdita di autonomia e al deterioramento della qualità di vita. Il Parkinson, come ricorda il professor Mauro Porta, responsabile del Centro malattie extrapiramidali dell'istituto Galeazzi di Milano, è prima di tutto un disturbo del movimento che aumenta esponenzialmente il rischio di fratture di anca e bacino, con esiti spesso infausti se pensiamo che il 10% dei soggetti muore per complicanze entro trenta giorni e, meno della metà, è in condizioni di tornare a casa. Nelle persone sane, con più di 50 anni, è stato stimato che 1 donna su 2 e un uomo su 5 incorre in un trauma ortopedico importante almeno una volta nella vita. Il Parkinson colpisce circa il 3 per mille della popolazione, incidenza che sale all'1 per cento nelle persone con più di 65 anni. In Italia, le persone che vivono con il Parkinson sono circa 250mila, un numero che l'Organizzazione Mondiale della Sanità ritiene raddoppierà entro il 2040, principalmente a causa del progressivo aumento dell'età media della popolazione. Dopo una frattura possono insorgere le complicanze: le polmoniti (si verificano nell'8,6% dei parkinsoniani rispetto all'1,2% dei sani), le infezioni urinarie, le complicazioni chirurgiche e post chirurgiche, le piaghe da decubito.

 

Uno studio pubblicato sul British Medical Bullettin sottolinea come una frattura dell'anca in un soggetto con Parkinson pone il paziente in condizioni di aver bisogno di una assistenza continua, se non il ricovero in una struttura residenziale nel 41,4% dei casi rispetto al 21,2% di un soggetto anziano non malato.La prevenzione, le cure farmacologiche per contenere i sintomi e le tecniche di riabilitazione, sono fondamentali per conservare a lungo l'autonomia. Uno studio italiano ideato e promosso dal professor Fabrizio Stocchi, dell'IRCCS San Raffaele Pisana di Roma, pubblicato sull'International Journal of Engineering and Innovative Technology ha evidenziato come il trattamento di Stimolazione Automatica Meccanica Periferica (AMPS) consente di ridurre la disabilità motoria e il rischio di cadute. Nata dopo lunghe sperimentazioni, la Terapia AMPS consiste in un trattamento non invasivo di stimolazione meccanica di specifiche aree della superficie dei piedi che favorisce un aumento delle connessioni neurali nelle regioni cerebrali coinvolte sia nella gestione del movimento che nell'analisi dello spazio circostante.

 

FONTE: http://www.ilgiornale.it/news/salute/parkinson-sale-rischio-fratture-1228951.html

 

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