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Leucemie, sempre più frequenti i casi fra gli anziani

Ott 07 2015

Sono fra i tumori per cui più spesso si può spendere la parola "guarigione": oggi, stando ai dati appena diffusi a Firenze durante il congresso della Società Italiana di Ematologia, sono circa 300mila gli italiani che possono dire di essere guariti da un tumore del sangue. Una buona notizia possibile anche e soprattutto grazie a cure sempre più mirate ed efficaci, in grado di aumentare la sopravvivenza e far mantenere una buona qualità di vita, ma ora l'obiettivo è pensare ai pazienti dai capelli grigi: già oggi due terzi dei casi di tumori del sangue riguardano gli over 65, in un futuro non troppo lontano il numero di malati potrebbe "esplodere" perché gli anziani in Italia saranno sempre di più.

 

Malattie tipiche dell’anziano

 

Ogni anno sono circa 32mila gli italiani che si ammalano di un tumore del sangue, in 21.300 hanno più di 65 anni. Alcune malattie come la leucemia linfatica cronica sono di fatto appannaggio esclusivo degli anziani; altre, come il mieloma o i linfomi, sono comunque più diffuse in chi è in là con gli anni. «Oggi in Italia gli anziani sono 13 milioni, nel 2030 raggiungeranno quota 21 milioni, pari al 35 per cento della popolazione totale. Saranno perciò sempre più numerosi i malati di tumori ematologici di età avanzata, che già oggi sono la "fetta" più ampia del totale dei pazienti – spiega Giovanni Pizzolo, vicepresidente SIE –. Si aprono quindi nuove sfide: solo un over 65 su dieci non ha altre malattie concomitanti, un 20 per cento ne ha oltre quattro assieme al tumore. Le strategie di cura dovranno cambiare, perché si tratta di persone più fragili in cui le terapie dovranno essere molto "rispettose". In questo senso saranno probabilmente sempre più utili i farmaci intelligenti che colpiscono direttamente e soltanto i meccanismi all'origine del tumore, garantendo ai pazienti una miglior qualità di vita». Il neo maggiore, come spesso accade, sono i costi: per alcuni dei nuovi farmaci, che hanno cambiato la storia clinica di tanti tumori ematologici, si devono spendere migliaia di euro all'anno.

 

Terapie innovative e miglior sopravvivenza

 

«Certo, i farmaci più nuovi sono meno economici, ma non ha senso fare un puro e semplice confronto dei prezzi perché nel costo della malattia non ci sono solo le terapie, ma anche altre spese sanitarie e sociali di cui tener conto – osserva Fabrizio Pane, presidente SIE –. Nel computo da considerare per valutare il rapporto costo beneficio dei nuovi farmaci bisogna pensare anche alla loro portata di innovazione: i biologici ad esempio curano meglio compromettendo di meno la qualità della vita, un elemento prezioso quando si vogliano fornire le migliori terapie ai pazienti. A fronte di un valore innovativo enorme, da quando sono stati introdotti la spesa sanitaria farmaceutica è salita di appena l'1 per cento: un incremento e un impatto minimi, che sottolineano come sia miope parlare di non-sostenibilità delle nuove cure». «Abbiamo il dovere di tenere conto dei costi, ma anche di garantire a tutti le terapie migliori e molti farmaci innovativi lo sono – interviene Sergio Siragusa, docente di ematologia con trapianto presso il DIBIMIS dell'Università di Palermo –. Riducono le complicanze, aumentano la sopravvivenza, migliorano la qualità della vita, tre obiettivi tutti ugualmente importanti che i pazienti stessi ci chiedono: molti oggi, consapevoli che dai tumori del sangue si può guarire, vogliono cure che consentano di avere una vita il più possibile normale e serena».

 

Oggi si può guarire

 

Anche grazie a terapie sempre più mirate ed efficaci, infatti, a fronte di un incremento del numero di nuovi casi di tumori ematologici oggi la sopravvivenza è molto migliorata: mentre in passato alcune diagnosi erano una condanna a morte, oggi il 35-40 per cento dei pazienti guarisce. Per alcuni tipi di cancro i picchi sono ancora più alti: le leucemie acute del bambino ad esempio si risolvono l'80-90 per cento delle volte. A chi guarisce del tutto si aggiunge il gran numero di pazienti che grazie ai trattamenti riescono a “contenere” il tumore, rendendolo un problema cronico con cui convivere. «Vent'anni fa un malato di leucemia mieloide cronica sopravviveva circa tre anni, oggi l'80 per cento dei pazienti è vivo e senza segni di malattia anche a sette o dieci anni di distanza, prendendo pillole che tengono sotto controllo il tumore agendo sul difetto molecolare che ne è alla base. In alcuni di questi pazienti “cronici” le cure si possono perfino sospendere senza che la malattia riprenda, per una sostanziale guarigione – dice Pellegrino Musto dell'Unità di ematologia del Centro di Riferimento Oncologico della Basilicata –. L'importante, per avere i migliori risultati, è riconoscere tempestivamente i tumori del sangue, che spesso purtroppo hanno sintomi aspecifici comuni anche ad altre malattie: dimagrimento improvviso e persistente, febbri inspiegabili, sudorazione notturna e prurito sono segni di neoplasie del sangue, ma possono anche significare tutt'altro. Indagini supplementari servono comunque in caso di emocromo alterato, se si nota la comparsa di linfonodi superficiali sul collo, alle ascelle o all'inguine, in presenza di infezioni ricorrenti o di macchie emorragiche, le cosiddette petecchie, sulla cute».

 

FONTE: http://www.corriere.it/salute/sportello_cancro/15_ottobre_06/leucemie-sempre-piu-frequenti-casi-gli-anziani-8bc055ba-6bf1-11e5-b145-0ec57350dfa2.shtml?refresh_ce-cp

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