Altro personale domestico

Rientrano tra il personale domestico anche figure come Baby Sitter, Cuochi, Autisti ecc...

Anche loro possono essere inquadrati a ore o in convivenza come previsto dal contratto nazionale del lavoro domestico.

Chiedi alle sedi dell'agenzia VitAssistance se necessiti di personale con queste mansioni oppure con mansioni specifiche che non riguardano le categorie elencate.

Badante

L'assistente familiare detta "BADANTE" ha il compito di assistere e accudire il tuo familiare anziano o disabile o non autosufficiente. Affidarsi alla prima persona che capita può essere molto pericoloso non solo riguardo alla professionalità ma anche dal punto di vista legale.


VitAssistance® offre la totale legalità dei contratti in quanto opera con Autorizzazione del Ministero Lavoro TI n° 39/0016556.

Il personale fornito da VitAssistance® srl e’ assunto direttamente da noi ed è inquadrato con contratto nazionale domestico come COLF BADANTE.

Le formule prevedono servizi di assistenza ad ore, servizi di assistenza notturni, oppure servizi di assistenza in convivenza per esempio con badanti conviventi (con vitto e alloggio).

Ecco solo alcuni delle mansioni che la badante svolge:

  • Assistenza alla cura della persona
  • Qualunque tipologia di igiene personale quotidiana
  • Spesa
  • Preparazione dei pasti
  • Semplice aiuto o completa somministrazione dei pasti
  • Semplice aiuto o completa vestizione
  • Assistenza, sostegno, vigilanza negli spostamenti in casa
  • Supervisione o somministrazione dei farmaci
  • Assistenza al riposo diurno e notturno
  • Cura e pulizia della casa
  • Bucato e stiro
  • Varie attività di gestione domestica (bollette, corrispondenza, ecc.)
  • Accompagnamento per visite mediche, commissioni, gite, ecc.

 

Assistenza e cura allo spirito ed al morale della persona:

  • Intrattenimento della persona: compagnia, conversazioni, giochi, letture, attività manuali, ecc.
  • Stimolo della memoria con attività dedicate (soprattutto per malati di Alzheimer)
  • Stimolo alla partecipazione, ove possibile, alle attività domestica (piccole pulizie, preparazione pasti, ecc.)
  • Affiancamento ed incoraggiamento alla frequentazione, ove possibile, di amici, parenti, comunità/eventi di svago e divertimento
  • Affiancamento e vigilanza durante uscite esterne

Si chiama “Scelta sociale” la nuova misura della Regione destinata a rivoluzionare il mondo dell'assistenza socio-sanitaria piemontese con l’erogazione di un buono da 600 euro al mese per due anni, rinnovabili, a sostegno delle famiglie con anziani o disabili non autosufficienti.

 

Per finanziarla la Regione impegna 90 milioni del Fondo sociale europeo, 45 per il sostegno economico per l'inserimento in strutture residenziali socio-sanitarie e 45 milioni per l'acquisto di servizi di cura e assistenza domiciliare.

 

Un provvedimento rivoluzionario”, lo ha definito il presidente Alberto Cirio nel corso della presentazione, precisando che “non stiamo annunciando, stiamo investendo e spendendo soldi veri, che abbiamo a disposizione e che per la prima volta stanziamo per una misura di questo tipo. Un risultato ottimo che va nella direzione di aiutare le famiglie che hanno anziani o disabili in casa o nelle strutture, ma anche le stesse strutture a far sì che gli ospiti abbiano le risorse per pagare le rette".

 

“Continuiamo a mettere a frutto ciò che ho imparato negli anni di lavoro a Bruxelles - ha proseguito Cirio - e aver ottenuto 90 milioni di euro da mettere a disposizione delle famiglie di persone non autosufficienti e disabili gravi per noi è estremamente importante, perché ci permette di dare a queste famiglie un supporto concreto. E credo che questo sia il dovere che noi abbiamo per non lasciare nessuno indietro”.

 

“Il tema - ha dichiarato l’assessore al Welfare Maurizio Marrone - è la libertà di scelta della famiglia, che potrà decidere quale contributo richiedere. Sarà anche un impulso al lavoro degli assistenti familiari e un incentivo all'emersione del nero. Con questi 90 milioni di fondi europei, che aggiungiamo a quelli già a bilancio regionale, mettiamo sulla non autosufficienza oltre il doppio di quanto non abbiano mai stanziato le Giunte precedenti, a partire da quella Chiamparino. La misura interesserà coloro che attualmente non accedono ad alcun tipo di contribuzione pubblica a sostegno di questi servizi, come ad esempio gli accreditati Rsa non coperti da convenzione, oppure tante famiglie con disabili gravi a casa. Essere al loro fianco è un nostro dovere in questo momento di crisi economica e sociale. Basti pensare che a fronte degli annunciati aumenti di retta nelle Rsa, dovuti ai rincari, che dovrebbero assestarsi tra i 600 e i 2.000 euro annui, attraverso la nostra misura metteremo nelle tasche dei beneficiari 7.200 euro all'anno per due anni”.

 

Come ottenere i buoni

 

I buoni da 600 euro mensili, per 24 mesi rinnovabili, saranno destinati a persone anziane o disabili non autosufficienti. Le assegnazioni saranno legate all'Isee socio-sanitario, che non dovrà essere superiore a 50.000 euro, o 65.000 in caso di disabile minorenne, ed alla priorità per punteggio sociale secondo le valutazioni delle Unità socio-sanitarie competenti (Uvg e Umvg).

Saranno assegnati tramite due bandi regionali: uno per la domiciliarietà e uno per la residenzialità. La domanda si potrà presentare tramite la piattaforma "Scelta sociale", che sarà attiva dall’inizio del 2023 su www.piemontetu.it Nella fase di caricamento e istruttoria i beneficiari riceveranno supporto direttamente dalle strutture prescelte, in caso di scelta di residenzialità, e dagli enti gestori dei servizi socio-assistenziali in caso di domiciliarietà.

Il beneficiario o la sua famiglia potranno poi decidere di utilizzare il buono per l'assistente familiare di cui si ha necessità (badante, infermiere, oss, educatore) assunto in proprio o individuato e contrattualizzato da cooperative sociali/servizi socio assistenziali/agenzie di somministrazione di lavoro. Oppure, per l'inserimento in una struttura residenziale socio-sanitaria (Rsa per anziani non autosufficienti, Raf per disabili, comunità alloggio, gruppo appartamento, comunità di tipo familiare e socio-assistenziale per disabili gravi).

 

FONTE: https://www.regione.piemonte.it/web/pinforma/notizie/scelta-sociale-600-euro-mensili-per-anziani-disabili-non-autosufficienti

 

 

 

 

 

 

Durante il periodo di Ferragosto, i carabinieri del Nas, d'intesa con il ministero della Salute, hanno controllato 351 strutture - tra Rsa, case di riposo, comunità alloggio e case famiglia - individuandone 70 irregolari, pari al 20% degli obiettivi controllati, contestando 127 sanzioni penali e amministrative, per oltre 40 mila euro.

Tra le violazioni più ricorrenti sono state rilevate carenze strutturali ed organizzative delle strutture come la presenza di un numero superiore di anziani rispetto alla capienza massima autorizzata, spesso collocati in ambienti eccessivamente ristretti e situazioni di minore assistenza delle persone ospitate, riconducibili a un numero ridotto di operatori per turno di servizio, in alcuni casi privi di adeguata qualifica e professionalità.

In un caso particolare, il Nas di Udine ha deferito all'Autorità giudiziaria una operatrice di una casa di riposo, responsabile di aver causato lesioni ad un 91enne dopo essergli rovinata addosso a causa delle sue condizioni psico-fisiche alterata dall'abuso di sostanze alcoliche. Anche le modalità di preparazione dei pasti per gli ospiti sono state oggetto di controllo, con casi eclatanti relativi a due Rsa provincia di Pavia, nelle cui cucine è stata riscontrata la presenza di animali infestanti e blatte. I carabinieri hanno proposto la sospensione nei confronti di 14 strutture con criticità strutturali, organizzative e di igiene, da attuarsi con contestuale trasferimento degli anziani presenti presso le famiglie di origine o altre strutture idonee presenti nel territorio.

 

FONTE: (ANSA) https://www.dagospia.com/rubrica-29/cronache/prima-parcheggiare-nonno-casa-riposo-pensateci-ndash-321106.htm

 

 

Sono 337 le strutture per anziani ispezionate dai Carabinieri del Nas durante le festività pasquali, nell'ambito di una intensa campagna su tutto il territorio nazionale finalizzata all'accertamento del rispetto dei livelli di assistenza e cura. Dai controlli è emerso che 56 strutture socio-sanitarie e ricettive, pari al 17% di quelle ispezionate, presentavano irregolarità che andavano da una ridotta dotazione del personale a carenze igieniche e mancato rispetto delle norme anti-Covid.

 

Il monitoraggio, condotto dal 2 al 6 aprile, ha riguardato residenze assistenziali assistite (Rsa), case di riposo, comunità alloggio e case famiglia, ed è stato predisposto, d'intesa con il Ministero della Salute, nel periodo festivo durante il quale può registrarsi una riduzione degli operatori, causando una diminuzione del livello dei servizi e un aumento di situazioni di abbandono, le cui conseguenze negative possono accentuarsi nel contesto della pandemia.

 

Nel corso della vigilanza sono state contestate 16 sanzioni penali e 50 amministrative, principalmente dovute a carenze igieniche e strutturali, presenza di un numero superiore di anziani rispetto alla capienza massima autorizzata, spesso collocati in ambienti eccessivamente ristretti, nonché inosservanza delle misure anti-Covid, come la mancata sanificazione periodica e la mancata formazione del personale in materia di prevenzione alla diffusione del contagio. Ma anche situazioni di ridotta assistenza fornita agli anziani per via di un numero insufficiente di operatori per turno di servizio, a volte anche privi di qualifica professionale rispetto alle mansioni richieste.

 

A causa di gravi violazioni accertate, è stata disposta l'immediata chiusura di 4 strutture e gli anziani presenti sono stati trasferiti presso le famiglie di origine o in altre strutture.

 

FONTE: https://www.ansa.it/canale_saluteebenessere/notizie/salute_65plus/assistenza/2021/04/09/controllate-dai-nas-337-strutture-per-anziani-17-irregolari_f3f9b72f-dc7c-4208-88a1-fee009051bb8.html

 

 

Dopo i morti del 2020, la fuga di quest’anno. Chi si fida a lasciare un parente in una Rsa? Nelle case di riposo milanesi i letti rimangono vuoti, i posti degli anziani deceduti un anno fa, nel corso della prima ondata pandemica, sono rimasti liberi. Meno ventitré per cento solo nelle cinque strutture gestite direttamente dal Comune,piene oggi al 72 per cento (prima della pandemia l’indice era del 95 per cento). Tanto che lo stesso assessorato di Palazzo Marino, nel bilancio di previsione 2021, ha deciso di ridurre del 20 per cento i fondi per i posti convenzionati: dai 45 milioni euro del 2020 ai 36 messi nel preventivo del 2021.

 

«A bilancio portiamo il convenzionamento dei posti e, visto che le Rsa non torneranno neanche quest’anno a lavorare a pieno regime, abbiamo prudentemente previsto una cifra importante ma inferiore rispetto al 2020», spiega l’assessore alle Politiche sociali, Gabriele Rabaiotti: «La pandemia ha portato le famiglie e chi ha anziani a non intercettare le Rsa come luoghi di presa in carico del parente». Ci vorrà altro tempo per tornare alla situazione pre-Covid, ammette Rabaiotti: «È un tema di fiducia che va ricostruita, di credibilità che ha a che fare con la paura che la pandemia ha lasciato e lascia ancora». Secondo l’assessore al Welfare del Comune, l’indice di occupazione nelle altre residenze milanesi è in linea con quello delle cinque comunali: «Intorno al 70-72 per cento». Protesta in ogni caso l’opposizione di centrodestra con Fabrizio De Pasquale (Forza Italia): «Il Comune risparmia risorse per via delle minori presenze nella Rsa. Bisognava invece prevedere maggiori investimenti, soprattutto nel campo dell’assistenza domiciliare».

 

Anche nel resto della regione i dati sono simili a quelli milanesi. «Si calcola una mancata saturazione media del 20 per cento — dice Luca Degani, presidente di Uneba Lombardia, organizzazione di categoria del settore socio-sanitario —. Il danno economico è di quasi un milione di euro al giorno per le circa 700 Rsa lombarde». Ogni posto letto riceve infatti 60 euro di retta giornaliera da parte delle famiglie e 40 euro di contributo dal fondo sanitario nazionale, che «dovrebbe essere comunque garantito per i posti non occupati fino al termine dell’emergenza». Gli altri 60 invece non entrano nelle casse. Moltiplicati per i 15 mila letti vuoti, fa 900 mila euro. Uno scenario economico difficile, che secondo alcuni potrebbe tradursi in un passaggio delle Rsa dagli enti non profit a realtà d’investimento.

 

Degani spiega che la situazione oggi è radicalmente cambiata, rispetto a un anno fa. «Gli ospiti sono stati vaccinati contro il Covid, anche gli operatori. Chi non lo è, segue comunque le misure di prevenzione e, quando possibile, non sta a contatto con gli anziani». L’attenzione resta alta e le visite dei parenti sono permesse con il contagocce. Una nota inviata dal Pirellone nei giorni scorsi invita le strutture da un lato a mantenere le precauzioni necessarie, dall’altro a fare il possibile perché gli anziani non rimangano inutilmente isolati. Degani vede un possibile rilancio per il futuro: «Siamo disponibili a diventare centri capillari di vaccinazione anti-Covid. E i nostri medici e infermieri potrebbero avere un ruolo nella gestione dei pazienti cronici. Non solo degli ospiti».

 

FONTE: https://milano.corriere.it/notizie/cronaca/21_aprile_02/milano-rsa-si-svuotano-meno-25-cento-letti-occupati-effetto-covid-df5a80e8-931d-11eb-ae39-fda5c018b220.shtml

 

 

 

Via libera del ministero della Salute all'utilizzo del vaccino anti-Covid di AstraZeneca anche nei soggetti sopra i 65 anni di età, esclusi però i soggetti "estremamente vulnerabili" per particolari patologie. Lo prevede la circolare "Utilizzo del vaccino COVID-19 VACCINE ASTRAZENECA nei soggetti di età superiore ai 65 anni" firmata dal direttore della Prevenzione del ministero della Salute Gianni Rezza.

 

"Ulteriori evidenze scientifiche resesi disponibili - si spiega nella circolare del ministero della Salute - non solo confermano il profilo di sicurezza favorevole relativo al vaccino ma indicano che, anche nei soggetti di età superiore ai 65 anni, la somministrazione del vaccino di AstraZeneca è in grado d'indurre significativa protezione sia dallo sviluppo di patologia indotta da SARS-CoV-2, sia dalle forme gravi o addirittura fatali di COVID-19".

 

Sulle basi di tali considerazioni, si sottolinea, "anche in una prospettiva di sanità pubblica connotata da limitata disponibilità di dosi vaccinali e alla luce della necessità di conferire protezione a fasce di soggetti più esposti al rischio di sviluppare patologia grave o addirittura forme fatali di COVID-19, il gruppo di lavoro su SARS-CoV-2 del Consiglio Superiore di Sanità ha espresso parere favorevole a che il vaccino AstraZeneca possa essere somministrato anche ai soggetti di età superiore ai 65 anni". Tale indicazione, precisa il ministero, "non è da intendersi applicabile ai soggetti identificati come estremamente vulnerabili in ragione di condizioni di immunodeficienza, primitiva o secondaria a trattamenti farmacologici o per patologia concomitante che aumenti considerevolmente il rischio di sviluppare forme fatali di COVID-19". In questi soggetti, si conferma dunque l'indicazione a un uso preferenziale dei vaccini a RNA messaggero.

 

FONTE: https://www.ansa.it/canale_saluteebenessere/notizie/sanita/2021/03/08/ministero-via-libera-a-vaccino-astrazeneca-per-gli-over-65_a521d2ed-85f6-4052-ba54-78d331511912.html

 

 

 

Tra due giorni, i Paesi europei conteranno due mesi esatti dall’inizio della campagna vaccinale più complessa della loro storia. E pur nel ritardo complessivo di tutto il continente, non è andata nello stesso modo per tutti. L’Italia nelle prime tre settimane è partita più veloce della media europea, ma da allora ha iniziato a rimanere un po’ indietro. La Francia è partita piano, mentre dalla terza settimana ha recuperato. Oggi Italia e Francia viaggiano quasi appaiate: la prima ha vaccinato almeno con una dose il 6% della popolazione, la seconda il 5,9%.

Questi dati non rispondono però a una domanda essenziale, vista la capacità di Covid-19 di discriminare in base all’anno di nascita dei contagiati: chi ha già ricevuto le somministrazioni? Saperlo è utile, perché in Italia l’86% delle vittime del virus aveva 70 anni o oltre. Quante dosi sono state date agli anziani, visto che il Paese anche di recente ha continuato a perderne oltre diecimila al mese? E quante ai giovani?

 

La distribuzione del vaccino per età

 

Pochissimi Paesi europei informano sulla scomposizionedei vaccini in base all’età. Il ministero della Salute tedesco, a ripetute richieste del Corriere della Sera in proposito, non ha mai risposto. Italia e Francia invece sono molto trasparenti, ma proprio la ricchezza dei loro dati — del ministero della Salute e di Geodès Santé Publique — fa emergere differenze radicali nell’approccio fra i due Paesi. A ieri, la Francia aveva vaccinato un esercito di anziani in più rispetto all’Italia: con almeno una dose, ne aveva messi un po’ meglio al sicuro quasi 900 mila settantenni o oltre in più. In realtà probabilmente lo scarto è maggiore, perché il ministero della Salute di Roma informa solo sul totale di dosi somministrate per età e molti anziani nelle case di riposo ne hanno ricevute già due. Ne ha coperti almeno 485 mila in più nella fascia dei settantenni (70-79) e almeno 406 in più fra chi ha 80 anni e oltre, pur con dimensioni della popolazione quasi uguali in queste fasce d’età. Dato che quasi nove vittime su dieci di Covid fanno parte di quelle generazioni, la differenza può avere implicazioni serie.

 

Le scelte differenti di Italia e Francia

 

Com’è stato possibile? Senz’altro, ci sono scelte di priorità diverse fra Roma e Parigi ed entrambe sembrano scientificamente difendibili. In Italia il piano del ministero della Salute del 12 dicembre ha teso a proteggere prima tutto il «personale socio-sanitario» definito «in prima linea», a prescindere dall’età degli addetti. L’intenzione era di fare tutto perché il sistema sanitario continuasse a funzionare e di intervenire su coloro che possono diffondere più facilmente il virus (per esempio, un infermiere ventenne asintomatico, ma contagioso, che gira in corsia fra degenti anziani).

 

In Francia invece un comitato di esperti della Haute Autorité de Santé ha raccomandato di dare priorità alle persone di oltre 75 anni, poi a quelle di oltre 65 anni e in terzo luogo ai professionisti del settore sanitario o socio-sanitario «di almeno 50 anni» o a rischio per altri motivi (elencando 60 studi scientifici a supporto del proprio parere).

 

Anziani trascurati dalla campagna di vaccinazione

 

Ma davvero è tutto qua? Lo squilibrio nella distribuzione dei vaccini in Italia per ora è davvero importante. I settantenni (70-79 anni) in Italia hanno ricevuto appena il 3,7% delle dosi anche se sono il 10% della popolazione e uno su dieci fra loro, se contagiato, muore. In Italia anche i ventenni (20-29) sono il 10% della popolazione, eppure hanno ricevuto il 10% delle dosi benché fra loro muoia appena un contagiato su mille. Quanto agli ottantenni, fra i quali i decessi avvengono in due casi di contagio su dieci, a lunedì avevano avuto molte meno dosi dei trentenni (che pure muoiono in sei casi su mille).

 

Il giallo delle dosi in più al «personale sanitario»

 

Bisogna dunque chiedersi se qualcosa è andato storto. Perché sia i dati sia le testimonianze dal mondo ospedaliero lo fanno pensare. Non è chiaro ad esempio perché il «personale socio-sanitario» abbia ricevuto a ieri 2,25 milioni di dosi, quando in base ai dati ufficiali Istat l’intero personale sanitario italiano pubblico e privato (medici generici e specializzati, infermieri, odontoiatri, ostetriche, farmacisti) risulta di 725 mila persone. Per vaccinarle tutte con doppia iniezione - come sarebbe stato comprensibile - bastavano 1,4 milioni di dosi. Invece questo gruppo sociale «socio-sanitario» ne ha assorbite ottocentomila in più: numero quasi uguale a quello degli anziani italiani protetti in meno rispetto ai loro coetanei francesi.

 

A chi sono andate le 800 mila dosi «svanite»

 

Dove sono finite quelle 800 mila dosi? Non certo o non tutte a personale «in prima linea» come da piano strategico del ministero. In parte, sembrano andati agli iscritti di un certo numero di ordini professionali collegati più o meno direttamente al mondo sanitario (anche solo ai laboratori di ricerca), o iscritti agli ordini ma in pensione, o a almeno parte dei circa 350 mila addetti amministrativi della sanità pubblica o privata. Una volta stabilita la connessione sociale o professionale, i criteri d’accesso per chi faceva parte degli «insider» di alcuni gruppi sono diventati straordinariamente elastici. In una certa logica molto italiana (e molto iniqua) a tanti, troppi è diventato impossibile dire di no. E gli anziani più fragili possono attendere: loro qui, in fondo, sono «outsider».

 

FONTE: https://www.corriere.it/economia/lavoro/21_febbraio_25/vaccini-covid-uffici-d8a3b3d8-76d9-11eb-843a-1237b4657d5e.shtml

 

 

 

Anziani al sicuro. Dobbiamo interrompere il contagio, a partire da chi è più fragile. È di queste ore la notizia che torna il virus nelle case di riposo: al Pio Albergo Trivulzio sono positivi 14 ospiti e 5 dipendenti. Anche nella seconda ondata di Covid-19 sono di nuovo gli anziani a essere tra le prime vittime (anche se l’età media si sta abbassando): le RSA di varie Regioni italiane hanno chiuso l’accesso ai parenti per le visite ai propri cari. Un sacrificio doloroso, ma necessario per evitare di ripetere l’esperienza di pochi mesi fa.

 

Ecco le linee guida della SIGOT (Società Italiana di Geriatria Ospedale e Territorio) dedicate alle persone anziane ma anche a chi si prende cura o convive con loro: parenti e badanti.

 

Le guide pratiche per i caregivers e badanti

 

Come comportarsi se si convive con una persona anziana in questo periodo? Soprattutto se in casa ci sono più persone, non solo un figlio o una badante, ma bambini e ragazzi, è indispensabile che tutti seguano delle regole precise. Per limitare al massimo il rischio di trasmissione del virus. Lavarsi spesso le mani, non abbracciare o baciare i nonni, non sedersi vicino sul divano o a tavola. Ma anche non usare gli stessi asciugamani in bagno o tovaglioli e strofinacci in cucina, possibilmente usare bagni diversi e non dormire nella stessa stanza. Sono tutte buone precauzioni da rispettare per il bene dei nostri cari.

 

Anziani: i dati del contagio a seconda dell’età

 

Secondo quanto riportato dal mensile d’informazione Panorama della Sanità, stando ai dati del Ministero della Salute aggiornati al mese di luglio, il numero di deceduti nei quali il Covid è la causa direttamente responsabile della morte raggiunge il valore massimo del 92% nella classe 60-69 anni e il minimo (1-2%) nelle persone di età inferiore ai 50 anni. L’età media dei pazienti deceduti e positivi a SARS-CoV-2 (dati dell’ISS) è di circa 80 anni ed è più alta di 20 anni rispetto a quella dei pazienti che hanno contratto l’infezione. Ecco perché è indispensabile che chi ha oltre 65 anni segua alcune misure precauzionali in più. Precauzioni da seguire anche in caso di malattie croniche già presenti, come cardiocircolatorie, immunologiche, respiratorie o metaboliche.

 

Le regole da seguire per stare al sicuro

 

La Sigot, Società Italiana di Geriatria Ospedale e Territorio, Direttore del Dipartimento di cure geriatriche all’ospedale Galliera di Genova, ha stilato un vademecum per guidare gli anziani ad un comportamento corretto che permetta di gestire l’attuale momento storico e possa ridurre il rischio di contrarre il virus SARS-CoV2.

 

Ecco le raccomandazioni per anziani, familiari e badanti:

 

1) Non scoraggiarsi e di adottare uno stile di vita sano volto a proteggere se stessa e gli altri.

 

2) Fare prevenzione: vaccinazione antinfluenzale e antipneumococcica sin dal mese di Ottobre con le prime dosi disponibili.

 

3) Svolgere attività fisica sia in casa che all’aperto, anche in compagnia, ma solo nel rispetto delle misure anti-covid, fosse anche una sana passeggiata di almeno 30minuti per cominciare;

 

4) Prestare attenzione ai sintomi e alle variazioni del tono dell’umore: non sottovalutare l’insorgenza di sintomi depressivi;

 

5) Uso appropriato dei farmaci, aderenza alle terapie in corso, evitare auto-sospensioni e auto-medicazione attenendosi ai protocolli di cura prescritti dal medico curante;

 

6) Mantenere un’alimentazione equilibrata con adeguata idratazione e ricca di nutrienti. Gli anziani sono a rischio sarcopenia, ovvero la perdita di massa muscolare;

 

7) Tenere sempre a mente le misure anti-covid: uso della mascherina, igienizzazione delle mani, evitare assembramenti, mantenere il distanziamento di almeno 1metro; evitare baci e abbracci, anche coi familiari e nipoti;

 

8) Utilizzare le tecnologie a disposizione: facilitano un avvicinamento sociale almeno virtuale (telefono, smartphone, tablet, Internet, app specifiche, etc)”.

 

Anziani: perché imparare a usare smartphone e tablet

 

«L’uso delle nuove tecnologie – afferma la Sigot – rappresenta un punto di riferimento per gli specialisti geriatri, non solo per favorire la socialità in questo contesto in cui i contatti umani sono assai difficili, ma anche per seguire gli stessi pazienti. La telemedicina rappresenta una grande opportunità per migliorare le cure e i monitoraggi».

 

Che cosa sono le visite virtuali o telemedicina

 

Molti ambulatori per le visite non covid sono stati temporaneamente sospesi in alcune città, per evitare che i pazienti possano contagiarsi per arrivare in ospedale. Per questo, vari reparti si stanno organizzando per attivare le visite virtuali o telemedicina: un colloquio tra medico e paziente che avviene attraverso una video telefonata su computer, smartphone o tablet. «La telemedicina non si identifica in una semplice telefonata, seppur riduca il rischio di ricovero di circa il 10%. Una serie di strumenti più avanzati offrono vantaggi significativi: come la riduzione della metà dei ricoveri, della mortalità di quasi il 50%, delle spese mediche tra il 30 e il 60%» sottolinea Francesco Vetta, Consigliere Sigot.

 

Perché rivolgersi al geriatra

 

La consulenza di un medico specializzato nella gestione, prevenzione e cura delle persone anziane è di fondamentale importanza per il benessere fisico e psicologico dei nostri cari. «Il ruolo centrale della geriatria per la cura dell’anziano è molto sentito dalla nostra categoria di specialisti – sottolinea Pilotto, Presidente Sigot-. Il prossimo 22 dicembre 2020 si svogle la 34a edizione del Congresso Nazionale della SIGOT dal titolo La complessità clinica del paziente anziano e la transizione nei diversi setting di cura. Si svolge in Virtual Edition online, con contributi sia in ‘live-streaming’ che con sessioni tematiche ‘on-demand’ registrate per consentire approfondimenti specifici da poter visionare. Tra gli argomenti che si affronteranno: i provvedimenti concreti auspicati da noi geriatri sono un adeguamento dei posti letto ospedalieri di geriatria che sono carenti in alcune Regioni. L’introduzione del metodo geriatrico, basato su un approccio multidimensionale, per identificare l’anziano fragile e le aree per un intervento personalizzato. Il rafforzamento del ruolo delle tecnologie, inclusa la telemedicina. Il coinvolgimento del maggior numero di soggetti anziani nei percorsi di prevenzione incluse le vaccinazioni stagionali».

 

FONTE: https://www.iodonna.it/benessere/salute-e-psicologia/2020/10/23/anziani-come-proteggerli-contagi-seconda-ondata-covid-badanti-familiari/

 

Sei morti e 33 positivi: il coronavirus è entrato anche nella Rsa Villa Terruzzi di Concorezzo, alle porte di Monza. Oltre 100 i casi, tra pazienti anziani e operatori, nell’Istituto Don Orione di Avezzano (L’Aquila).

Dopo i focolai emersi nei giorni scorsi, da Alberobello in Puglia a Sesto Fiorentino in Toscana, la preoccupazione per le residenze per anziani resta al livello massimo.

 

Bisogna evitare quanto successo in primavera, quando il contagio ha colpito le strutture dove vivono proprie le persone più esposte. La Regione Puglia ha disposto le visite contingentate, un parente alla volta e massimo un incontro al giorno con obbligo di indossare mascherine e guanti, evitando contatti con altri ospiti della struttura. In altri Regioni, come l’Emilia-Romagna, alcune strutture sono già chiuse ai parenti.

 

Nella Rsa Villa Terruzzi di Concorezzo sono positivi al Covid 33 su 37 pazienti presenti nella struttura. Il nuovo focolaio ha già provocato 6 morti. La direzione – come scrivono Il Corriere della Sera e Il Giorno – aveva già disposto degli accertamenti qualche tempo fa e i risultati erano stati venti positivi su 23, quasi tutti asintomatici.

Nei giorni scorsi, però, la situazione si è aggravata. Le visita dei parenti sono state sospese e i contatti con i famigliari avvengono solo con videochiamata. Ora si attendono i risultati dei tamponi effettuati su 34 operatori. Intanto nella provincia di Monza, 800mila abitanti circa, si è arrivati mercoledì a 150 nuovi casi in 24 ore.

 

Si aggrava ancora di più la situazione del focolaio in atto nella Rsa dell’Istituto Don Orione di Avezzano: i casi di positività sono peggiorati rispetto ai 70 emersi in serata.

 

Sono complessivamente oltre 100, di cui circa 85 anziani e la restante parte operatori sanitari, un numero rilevante che potrebbe mettere in ginocchio gli ospedali provinciali già a dura prova per l’impennata di contagi. I tamponi negativi sono riferiti agli altri 35 ospiti che sono stati trasferiti al terzo piano per essere isolati rispetto ai malati di covid. Nel primo piano si è insediato un reparto covid con medici e paramedici che controllano da vicino e ininterrottamente le condizioni degli anziani pazienti.

Per ora sono 4 gli anziani ricoverati in ospedale tra cui il sacerdote. Nella struttura religiosa sono presenti circa 120 anziani e una sessantina di medici e paramedici.

 

FONTE: https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/10/15/coronavirus-altri-casi-nelle-residenze-per-anziani-33-positivi-e-6-morti-a-monza-oltre-100-contagi-ad-avezzano/5967227/